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E allora mi hai detto vieni alle 17:45 vieni a prendere le tue cose se arrivi in ritardo le tue cose le do al gatto sotto al portico ma io sono elettrizzato ti giuro non riesco a scrollarmi di dosso una scarica di tic arrivo ti giuro sto arrivando ma appena sono lì sotto tu sei già ad urlare alla finestra e fuori sentono tutti e pensano che dici a loro e invece dici a ME che ancora non sono lì con TE tranquilli dice a ME e come se non bastasse ‘quelle cose’ cominciano a fluttuare a mezz’aria in slow motion come in uno spot di profumi e io in strada a calcolare le traiettorie per afferrarle prima che tocchino terra anche se acetato cotone e silicone non si possono rompere basta ci vedono tutti e tu non hai pietà quando lanci quel giocattolino a tripla stimolazione per non farlo vedere ad urbi et orbi mi tocca lanciarmi come un centravanti in area e afferrarlo con uno scatto delle mandibole così si accende e parte come un tosaerba e tu che sei scesa in strada con in faccia l’apocalisse gridi che è finita è finita neanche il finale di “Rambo” e io lo indico per dirti no la carica non è finita accidenti allora parte una scarica di cazzotti manate cieche uppercut dench taglienti a fare male che sputo il boccone palpitante e faccio un buco nel cartonato di Dacia Maraini davanti alla libreria e il tuo sguardo alla Ivan Drago dice ti spiezzo in due me la faccio sotto così prima che esca il commesso me la do a gambe per seminarti penetro l’androne del tuo palazzo facendo gli skip sui gradini scivolo sulla tua tuta lucida e appiccicosa ormai sei dietro mi pianti una mano sulla bocca come a dire fai piano io te la scosto a forza per non soffocare ti strizzo forte i capezzoli poi vedo la tua faccia cambiare che guarda in basso lo sai quanto mi piaci quando mi tratti male al che ci saltiamo addosso in una detonazione di arnesi e cotoni lavati a novanta gradi che rimaniamo nudi sul pianerottolo avvinghiati come faine tra i gradini consumati a gridare vieni vieni VIENI!