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C’è uno screzio,
alla fine del capoverso.
A dividerci, a distruggerci.
Ha la forma di un petalo viola
sotto il mio occhio destro.
C’è uno sfregio,
il ricordo di un tempo riverso,
a precluderci, a definirci.
Figlio di un gesto maldestro,
deducibile con effetto moviola,
quando ti prendi ciò che ti spetta
perché sei mio marito e, io solamente, tua,
ignaro e sprezzante della preghiera
che mi rotola disperata sulla guancia
mentre mi forzi le gambe aperte
e un figlio nella pancia
così che io per sempre sia
di tua appartenenza.
Serva,
della tua violenza.
C’è un privilegio
mentre guardi tutto ciò che ti fa gola,
che ti spinge a ucciderci,
mentre calpesti la mia aiuola
per fingerti maldestro.
E c’è un ciliegio,
fiore regalato che diventa un capestro.
Che ci costringe a sopravviverci.
Tu,
ti costringi a sopravvivermi.
Femminicidio –