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C’è chi sta sopra e chi sta sotto. Non sempre è facile riconoscere il proprio ruolo. In una società pervasa da manie di protagonismo è difficile accettare una posizione defilata, lontano dalle luci della ribalta. Quando ci si interfaccia col mondo esterno non si può però fare a meno di scontrarsi con delle gerarchie: c’è chi sta sopra e chi sta sotto.
Ad ogni cavaliere, per esempio sottostà un cavallo che ha il compito di eseguirne gli ordini e permetterne i movimenti. Il secondo non è altro che uno strumento nelle mani del primo. Questa condizione non è però irreversibile.
Senza il cavallo non esisterebbe il cavaliere, diverso è il discorso quando si invertono i termini. Non si può dire infatti che un cavallo privato della sua appendice umana smetta di essere sé stesso. Viene dunque spontaneo chiedersi chi fra i due sia il protagonista: è il cavaliere che con la sua autorità comanda il cavallo ad essere l’attore principale o è il cavallo che con la sua forza permette al cavaliere di compiere azioni sovrumane?
C’è chi sta sopra e chi sta sotto, ma certe volte avere una visione d’insieme non è affatto semplice. La parte più difficile è evitare di compatirsi e iniziare a muoversi liberamente. Ogni conquista comincia da un passo che ne chiama un secondo e poi un terzo e sempre più veloce finché non si sente un grido: Alla carica! Il cavaliere è disarcionato.